Oasi dell’emergenza

L’esperienza della “clausura”, vissuta in questi ultimi mesi, ci ha portato all’ascolto di un paesaggio sonoro indubbiamente diverso dal solito. Una nuova fonosfera che forse ci ha sorpreso e magari anche spaventato.

Ma anche, questa esperienza è stata il terreno per azioni di documentazione e riflessione su questo nuovo e occasionale paesaggio, che sappiamo non duraturo; riflessioni che vanno dalla attenzione verso la nostra percezione, verso la risposta che l’ambiente fornisce alle sollecitazioni sonore, verso la constatazione della mancanza, ma anche di un tenue arricchimento.

Si sono formate oasi acustiche estemporanee ed effimere, laddove proprio non avremmo potuto immaginare.

Abbiamo allora pensato, insieme a FKL e Diapason Consortium, di provare a raccogliere documenti audio, registrazioni o elaborazioni di suoni captati durante questo periodo, per proporne la diffusione e l’ascolto in occasione della giornata della musica, il 21 giugno a Vigevano.

 

Mi senti?

La registrazione di una goccia d’acqua da un rubinetto che perde – la sua lentezza, il vuoto tra una goccia e l’altra, l’assenza di ambiente dovuta alla vicinanza alla goccia – ci è sembrata abbastanza paradigmatica di quel periodo. Ne proponiamo l’ascolto. Anzi vi chiediamo di scaricarla e riprodurla “in loop” col vostro telefono durante la vostra passeggiata per la città. Forse incontrerete altre gocce, forse no, forse neppure riuscirete a sentirle in mezzo ad un paesaggio sonoro tornato ad essere quello di sempre.

I suoni che (ci) mancano – Daniele Grasso

Video: I suoni che (ci) mancano

I suoni che (ci) mancano o i suoni che mancano? Il titolo vuole esprimere come determinati suoni mancano a noi umani ma non necessariamente ad altre forme di vita. Come siamo pronti a ri-comporre gli spazi sonori alla ripartenza della vita quotidiana? Una strada ad alta intensità di traffico forse induce una forma di stupore e nostalgia nel vederla vuota ma come pensiamo di sonorizzarla in futuro? Ci piace, o ci manca, quello che udiamo abitualmente? Vorremo forse che molti suoni e rumori presenti vengano attenuati o eliminati per farne emergere degli altri?

L’intento iniziale del lavoro era mirato alla documentazione dell’ambiente sonoro durante l’emergenza sanitaria. Svolta una prima uscita di registrazioni mi sono reso conto delle difficoltà tecniche e comunicative di un tale fine, da concretizzare in breve tempo.

Nell’attraversare i luoghi del pieno centro della città mi sono imbattuto anche in un profondo senso di inquietudine, nell’assenza di certi spazi sonori. In una seconda uscita mirata alle riprese fotografiche all’interno del Parco del Valentino, noto parco della città, ho riflettuto sulla possibilità di presentare alla cittadinanza, in questo momento difficile, un piccolo contributo di immagini e memoria sonora di alcuni luoghi a noi cari che non possiamo al momento visitare e ascoltare, ove l’elemento sonoro esprime una quotidianità da ritrovare nel rispetto dell’equilibrio con la natura.

Le immagini, riprese nell’aprile 2020, sono accompagnate da alcuni suoni registrati nel 2012, nell’ambito di uno specifico progetto sui Paesaggi Sonori iniziativa della Città Metropolitana di Torino con la collaborazione di Arpa Piemonte.

Daniele Grasso (Arpa Piemonte) – Tecnico competente in acustica ambientale

laureato in fisica presso l’università di Torino, lavora dal 2002 in Arpa Piemonte nel campo dell’inquinamento acustico. Ha partecipato al progetto “Paesaggi sonori della provincia di Torino”, grazie al quale ha potuto accrescere le proprie competenze sulle tematiche legate al rumore nel più esteso concetto di soundscape.

Ideazione e fotografia:
Daniele Grasso (Arpa Piemonte)

Registrazioni audio:
Daniele Grasso (Arpa Piemonte)
Danilo Corgnati (Arpa Piemonte)
Nicola Vozza (Città Metropolitana di Torino)

Editing e post-produzione:

Fulvio Montano (Azulfilm)

Luoghi: Torino

Data: Immagini ed alcuni suoni 3 e 10 aprile 2020, altri suoni 2012

I’m Wood now – Azzurra Fragale

Già nel mese di marzo cercavo di tenere le finestre aperte. La mia casa, che si affaccia sulla piazzetta di un piccolo borgo toscano di nome Rendola, è antica e poco luminosa. Sentivo la necessità di aria, di luce e di ascoltare la natura attorno. Tra queste mura ho registrato i tre suoni con cui è composto il brano: la voce trasmessa dal megafono, gli uccelli che popolano la frazione e le tarme, che instancabili continuano il loro lavoro nel caminetto del salotto.

La voce con “slogan di speranza e divieti” si trasforma in un drone dalle cupe tonalità e subentrano le tarme, che consumano il legno da dentro. Fanno un flebile rumore, quasi non si notano… Gli uccelli presenti fino alla fine del brano da simbolo di una realtà armoniosa e bucolica si trasformano in minaccia anche loro.

Registrazioni: mese di marzo 2020 (le tarme mese di maggio 2020) Rendola, Montevarchi (AR)

Coro mattutino nella città deserta – Valerio Orlandini

Piazza di San Jacopino, Firenze

Inizio aprile 2020

Questa registrazione ambientale è stata effettuata una mattina di inizio aprile, in pieno lockdown, in una popolosa area nella parte esterna del centro storico di Firenze.
Si tratta di un luogo dal paesaggio sonoro solitamente dominato da una densa antropofonia, dovuta soprattutto alle tante persone che passano da questa zona ma anche dal traffico, che seppur non intenso come nei limitrofi viali ha comunque un certo peso nel delineare le coordinate sonore del rione.

Come si può notare, nella registrazione si percepisce solo una fragile ma costante biofonia proveniente da diverse specie di uccelli, spezzata solo verso la fine dal passaggio di un’auto solitaria.

Frühling zuhause – Paolo Calzavara

Basilea è stata una delle aree geografiche della Svizzera tra quelle maggiormente colpite dall’infezione di Coronavirus. Come in Italia, anche qui si è vissuto per più di due mesi isolati in un tempo sospeso, con la differenza di essere liberi di muoversi, all’interno della nazione, senza l’obbligo di rendere conto alle autorità di un valido e importante motivo per poterlo fare. Ciononostante, strade, luoghi e mezzi pubblici si sono letteralmente svuotati di persone.

A proliferare, una diffusa e continua campagna d’informazione sui corretti comportamenti da tenere per evitare il contagio e cercare di sostenere al meglio il difficile momento.

Tra le raccomandazioni ai genitori pubblicate dall’ospedale pediatrico universitario della città e del cantone (UKBB), al punto 6 compare un suggerimento molto suggestivo: Im Hier und Jetzt bleiben, ovvero restare nel qui e ora, descritto da frasi come: “Cerca di ancorarti al qui e ora […] Fate attenzione a ciò che vedete, sentite o odorate o a ciò che sta accadendo.”

Nel vuoto di presenze all’esterno, nella nuova dimensione acustica che si è venuta a creare, ascoltare, osservare, fare attenzione, diventano azioni forse ancor più spontanee e in qualche momento più orientate alla riflessione, al porsi dubbi e domande, alla meditazione.
Se già prima passavo molti momenti della giornata alla finestra, anche per piccoli rituali quasi quotidiani di registrazione audio o fotografici, in questa nuova situazione non riuscivo a resistere alla tentazione di soffermarmi per più tempo presso di essa. Ad ogni passaggio del tram sotto casa, affacciarmi per contare il numero di passeggeri presenti in vettura; guardare la città e il cielo e soprattutto ascoltare: un frusciare di fronde d’albero più intenso e presente, l’incredibile e utopistica quasi totale assenza di rumore da motori a scoppio la vittoria su di essi da parte degli uccelli che sembrano ora cantare molto più forte e in modi nuovi, complice la primavera.
 Ovviamente come tutti non vedo l’ora che questa pandemia scompaia, ma questo “isolamento” vorrei durasse un altro po’… sospesi gli impegni in agenda, sospesi i miei viaggi continui, avere a disposizione tante settimane di seguito per stare a casa a prendermi cura della famiglia e del mio piccolo bimbo, cogliendo l’occasione per mettere in atto importanti passi in avanti nella crescita e nell’autonomia.

“Frühling zuhause” è un lavoro in stereo per registrazioni d’ambiente, improvvisazioni elettroacustiche e piccoli contenuti interventi di DSP, eseguite in casa tra metà marzo e la prima settimana di maggio 2020.
Ogni volta che mi è possibile, da almeno un paio d’anni registro ciò che entra dalle finestre della wintergarten attorno alle 07:00 del mattino. Durante il periodo di lockdown per la pandemia da COVID-19, mi sono trovato purtroppo privo del mio registratore portatile di riferimento e ho dovuto far ricorso a due vecchi registratori di emergenza che tengo in casa. Entrambi, durante le registrazioni, specialmente se alimentati elettricamente, hanno introdotto fruscio e alcuni rumori prima inattesi, soprattutto hum di massa e scariche elettrostatiche. Questo è stato un problema, ma allo stesso tempo anche uno stuzzicante stimolo che mi ha naturalmente portato a realizzare alcune parti in contrappunto al fieldrecording intervenendo con il mio set elettroacustico, strumentazione che preferisco di buon grado ad altre sia per questioni timbriche che performative.

Ortodoc – Canecapovolto

canecapovolto: “Ortodoc” (03:48)

UN LUOGO CHE NON ESISTE

L’idea che sta dietro la pratica di questa tecnica di registrazione deriva dall’impossibilità (e forse anche dall’inutilità) di restituire all’ambiente la sua stessa registrazione (ciò che gli è stato sottratto tecnicamente) e dalla ricerca di un bilanciamento interessante tra natura e trascendenza acustica. Due registratori audio uguali, con i loro microfoni incorporati, configurati nella stessa maniera, vengono posizionati l’uno di fronte all’altro, ad una distanza che decideremo: quell’area sarà il luogo in cui si potrà realizzare il paradosso di una simmetria asimmetrica. Nella fase di editing viene completato questo spazio artificiale, in cui lato destro e lato sinistro si sovrappongono. Decideremo quindi la percentuale di presenza di ognuno dei 4 canali per rappresentare lo spazio. (i canali destro e sinistro opposti di ogni registratore possono ad esempio essere regolati su -9db).

Attraverso il montaggio dei 4 canali i suoni sembreranno “esistere”” contemporaneamente a destra ed a sinistra, in 2 punti diversi dello spazio.

Si tratta di una pratica di registrazione basata sull’ambiguità e su un eccesso di informazioni sonore, in grado di confondere le nostre percezioni e che può fornire alcune spiegazioni riguardo il funzionamento del cervello e dell’ascolto, dello spazio fisico/mentale e naturalmente della non esistenza di una “realtà” acustica oggettiva.

Nuvola [Miti – Mazzoni]

Progetto: “Nuvola”
Soundscape composition di Diego Mazzoni e Luca Miti.
Data di composizione: 28 aprile/18 maggio 2020.
Luogo: Morlupo – Roma.
Frutto di un lavoro a distanza tra Luca Miti e Diego Mazzoni, per il tempo in cui è stato realizzato e
per il dialogo contenuto riguardante l’imminente inizio della “Fase 2” per Roma e il Lazio iniziata
lunedì 4 maggio può essere ritenuto un “figlio” del Coronavirus.
Alcuni stralci di conversazioni riguardanti la gestazione del brano e delle sue motivazioni:
L.: “…c’ho un bel pezzo di musica nuovo da inviarti.”
D.: “Ho sentito il brano c’è una bella atmosfera, oggi credo di avere avuto un’idea per
approcciarlo…”
L.: “Che c’è di meglio di un soundscape vissuto?”
D.: “Un soundscape rielaborato?”
L.: “Nuvola” lo dicono spesso in piazzetta. Ed è il nome della cagnetta che si sente ripetutamente.
Ed è un personaggio, la cagnetta, che è inesistente di fronte alla faccenda del Coronavirus e il mio
vicino, che è in pizzetta a parlare, l’ha presa in piena pandemia.
…In effetti ha una sua importanza la tua precisazione: che “Nuvola” o come si chiama, sia nato
indipendentemente da qualsiasi “commissione” o sollecito esterno è un elemento gravido di
significati.
D.: “…Certo è stata una volontà di sperimentare figlia del tempo di quarantena che ci ha regalato
molto oltre a toglierci il resto.
L.: Esattamente, è stato uno dei “regali” del lockdawn. Come altri del resto.
…E poi (su “Nuvola”) pensa all’irripetibilità della cosa: i proprietari di Nuvola hanno cambiato casa
da un paio di settimane e quell’evento sonoro oggi è impossibile. Nuvola non frequenta più la
piazzetta, la padrona non la chiamerà più Nu(vo)la!
Roma 13/06/2020.