4’33” è la composizione probabilmente più famosa di John Cage, che egli stesso dichiara di considerare la più importante della propria opera (wikipedia: it, en): 4 minuti e 33 secondi di silenzio, in 3 movimenti.
Inutile dire che sono molti i punti di contatto con le idee, ma anche con molte manifestazioni, ispirate al Paesaggio Sonoro.
Si tratta in effetti di un potente rivelatore di suoni dell’ambiente: il silenzio, si sa, lascia spazio a ciò che silenzio non è.
Tuttavia assimilare il lavoro di John Cage a quello di Murray Schafer è, almeno per noi, estremamente pericoloso. E infatti non lo faremo.
Cage stesso spiega la sua passione per il suono non sollecitato, ad esempio in questo video. Qui il suo differente punto di vista rispetto ai cultori del paesaggio sonoro è reperibile dalle ultime battute dell’intervista, dove apprezza positivamente il rumore del traffico giudicandolo “sempre differente” (“If you listen to Beethoven or Mozart, you see they are always the same. But if you listen to traffic, you see it’s always different”). Una estetica che ricorda forse più Russolo che Murray Schafer.
Esiste allora il rischio latente che 4’33” venga interpretato, giocando con le premesse, per sottolineare più il gesto silenzioso che l’ambiente rumoroso.
Un chiaro sintomo di questa tendenza è evidente dal fatto che (quasi) tutti sembrano scervellarsi per trovare un nuovo organico per l’esecuzione (grande orchestra, cavaquinho, arpa celtica, synth, …), mentre ben pochi tentano invece di calarsi in un differente ambiente acustico.
L’attenzione, sia dell’interprete che degli ascoltatori, è quindi quasi sempre concentrata sulla (spesso ironica) esecuzione del silenzio e quasi mai sulla varietà dei suoni che la circondano.
Moltissime esecuzioni sono reperibili in Internet. Come di consueto abbiamo preparato una playlist di 4’33” su youtube, che commentiamo in parte qui avanti.
Fatalmente, la sala da concerto risulta essere il soundscape più frequentato, insieme a quello della camera da letto di teen-ager attrezzata per registrazioni amatoriali.
Nei video, come naturale, prende il sopravvento la dimensione visuale, chiamata appunto a testimoniare la varietà degli organici strumentali e della situazione al contorno. Si tratta invero, bisogna ammetterlo, di un vero e proprio rumore di fondo, di natura non acustica ma visuale, che distrae dall’ascolto del silenzio tanto quanto, se non oltre, il chiasso sulla strada o la tosse del pubblico in platea.
Al “rumore” visuale si aggiunge poi il brusio dei commenti, tutti simili tra loro come il ronzio di un condizionatore.
Anche se qualche segnale isolato è talvolta degno di nota … 🙂
-
- I played this last night, and the neighbors complained.
- This masterpiece is my wake up ringtone.
- Biggest troll in human history!!!
- This is magic, I pause the video and the music was still listening!!
- He has terrible posture
- Too short
- Great tempo!
- LADRI
Ben poco aiuta, invece, la varietà delle accordature iniziali e degli applausi finali, dato che – va detto a scanso di equivoci – quelle non sono incluse nella composizione.
Ci sono, tuttavia, eccezioni di pregio – anche se magari non premeditate.
Ad esempio la versione del chitarrista busker, che esegue 4’33” su una corriera in corsa. Purtroppo l’interprete si tradisce dimenticandosi di chiedere l’offerta, ma pazienza …
Oppure il coro in libreria, con sfondo di lallazione di neonati e traffico esterno.
Qualcuno addirittura esagera, come questo 4’33” itinerante per gruppo di mariaci: 3 movimenti in 3 luoghi differenti della città. Un approccio fin troppo zelante che certamente rende problematico il rispetto della durata; però il filmato, che riporta i passaggi dell’esperimento, dura rigorosamente 4’33”.
Meritevole infine questo 4’33” su sfondo nero, ingiustamente snobbato dal pubblico con misere 9 visualizzazioni e zero commenti (anche se questa assenza di disturbi impropri, a dire il vero, aggiunge ulteriore coerenza all’esperimento …)
E ancora questa semplice ripresa video per 4’33”, dove il soggetto è il panorama ed è assente persino l’esecutore. Interpretazione che troviamo in effetti molto pertinente, ma che pone forse un problema di attribuzione: sarà opera di Cage o di M.Schafer?
Molte sono invece le esecuzioni dove l’attenzione cade sull’interprete.
Tra queste non mancano figure illustri, naturalmente, a partire da John Cage in persona (4’33” registrata solo in parte), che però sceglie opportunamente un marciapiede affollato per la sua performance. Insomma: ci ha provato …
E poi ancora pianisti famosi come Ju Liu, David Tudor, etc.
Spicca la presenza di Chick Corea e Keith Jarrett che, probabilmente dubbiosi sulla opportunità di un bis jazzistico dopo un concerto dedicato a Mozart (KV365), optano di comune accordo per un più moderato 4’33”.
Qui Jarrett, bisogna ammetterlo, “esegue” la parte con il suo stile abituale, come osserva anche un commento “keith was swaying like he always does… but no grunts and such?”. Corea, invece, visibilmente imbarazzato, gira pagina 2 volte, avanti e indietro – evento imprevisto dato che 4’33” è scritto su un solo foglio e non prevede ritornelli.
Non stupisce quindi, visto il virtuosismo di certe esecuzioni, che qualcuno offra anche un tutorial di piano per 4’33”.
Risultano invece stranamente assenti (o difficili da trovare) delle “variazioni” su 4’33”. Che sarebbero, peraltro, sempre a rischio di facili critiche formali.
Ci pare però degna di nota la “10 hours version” di 4’33” – ottima per rilassarsi :-). Quasi geniale quanto l’originale.
Frank Zappa, come d’uso, ci spiazza pubblicando una traccia 4’33” nel disco “A Chance Operation” del 1993, poco prima della rivoluzione multimediale.
Ascoltandolo c’è da chiedersi: ma il suono di fondo, a cui la “composizione” allude, qual’è? E’ quello che circondava l’esecutore durante la registrazione oppure quello dell’ambiente che circonda chi ascolta il disco?
In effetti viene spontaneo tendere l’orecchio, cercando di cogliere ogni piccolo disturbo che immaginiamo provenire dalla stanza in cui Zappa stava (si suppone) “eseguendo” 4’33”.
Fatalmente, però, il rumore di fondo intorno all’ascoltatore è superiore a quello che arriva dalla registrazione, al punto di comprometterne (disturbarne?) l’ascolto …
!?!?
Ecco, questa è una esperienza interessante: rendersi conto di essere in questo stadio di concentrazione, in viaggio spazio-temporale cercando di discriminare tra due silenzi, vi farà sentire un totale idiota. Da provare.
Diversa è invece la soluzione adottata da wikipedia, che propone una “versione” ottenuta generando 4’33” di silenzio digitale.
In questo caso non c’è dubbio: i suoni che ascoltiamo sono quelli intorno a noi e non quelli intorno all’esecutore. Che in questo caso – se ci passate il termine – è colui che ha eseguito, a suo tempo, l’istruzione riportata nella suddetta pagina di wikimedia commons:
sox -n -c1 4m33s.flac trim 0 273
Bene.
Ora, dopo tutti questi commenti e link verso youtube, l’angosciosa domanda è: ma quanto dureranno? Quando questi video verranno rimossi per violazione (vera o presunta) del diritto d’autore?
Il problema del copyright su 4’33” sorge spontaneo e viene infatti segnalato spesso tra i commenti ai video. Quindi non è sfuggito neppure a Peters Edition (editore di Cage), che a malincuore si è visto negare il pagamento di diritti per il brano “One Minute Silence” dei Planets, accusato di essere una citazione parziale di 4’33”. Per fortuna i giudici hanno optato per l’idea che il ‘silenzio’ è ubiquo e pre-esistente a qualunque sua citazione, quindi non è soggetto a copyright.
Purtroppo però esistono eccezioni alla regola, e il caso del disco di Zappa è molto pericoloso: la traccia silenziosa di durata 4’33” attribuita a J.Cage ha infatti pagato regolari diritti d’autore, come prassi. E anche le esecuzioni ai concerti, ci potete contare, sono state segnalate sul borderò.
Quindi si può dedurre che: siamo liberi di stare in silenzio e persino di registrarci mentre lo facciamo e pubblicare il risultato, ma dobbiamo stare molto attenti nel dire che il nostro silenzio è durato 4’33” o peggio che è proprio quello prescritto da John Cage, pena il rischio di una visitina da parte della SIAE o di un avvocato della Peters.
Certo che però – hanno pensato al John Cage Trust – tutta questa burocrazia è un bel freno per la diffusione di una hit eseguibile da chiunque: sai che affari? Ed allora eccoli rilanciare, con la loro … 4’33” App for iPhone!
😮
Finalmente! Ora tutti potranno essere interpreti di questa composizione virale, semplicemente schiacciando un bottone per registrare 4’33” di qualsiasi silenzio capiti a tiro, e salvare su cloud.
Cloud privato (e molto silenzioso), si intende: si tratta pur sempre di interpretazioni di un’opera firmata (!). A cui avranno però accesso privilegiato i possessori della App, come fosse – diciamo così – la tessera di una biblioteca.
Il tutto a 0.99 euro.
Perché: se il silenzio è d’oro, dovrà pur fruttare qualche soldino.
O no?
Credo che il video di Corea e Jarrett sia un fake
Può essere. In effetti ci sono degli strane pause tra una inquadratura e l’altra … 🙂