Curiosi di sapere qual’è la relazione tra una playlist e il paesaggio sonoro?
Provate a far partire una playlist, poi ce lo dite ….
Le playlist hanno sostituito d’un balzo il concetto di LP, CD e tutti i loro derivati. E in buona misura anche la radio. Difficile competere: una playlist ha durata virtualmente illimitata, è composta da brani eterogenei senza limiti di autore, esecutore o genere, possiamo costruircela da soli, è disponibile online. Possiamo persino condividerla con gli altri senza essere accusati di copia illegale.
Una volta attivata, possiamo dimenticarcela: non ce la ricorderà la puntina che gira a vuoto al termine del disco, non sentiremo silenzio dopo l’ultima traccia, non ci stuferemo per la monotonia (pardon: la coerenza) dei brani che si susseguono, non ci saranno (pagando, s’intende) interruzioni di DJ e Ads inopportuni.
Potrebbe allora diventare difficile sostenere che stiamo “ascoltando” una playlist. Diciamo, più onestamente, che la playlist sostituisce e prende il ruolo del paesaggio sonoro sottostante, forse ancora percepibile a tratti, ma ormai privato della sua dignità.
Insomma: la playlist è un paesaggio sonoro. O almeno ambisce ad esserlo, goffamente e con l’invadenza che è propria di tutti gli usurpatori.
Non è quindi un caso se la loro compilazione e condivisione è già un possibile business, dove navigati ma anche improvvisati DJ si cimentano, alla ricerca di una audience più ampia possibile. Il compositore di playlist è un influencer che non parla: si limita a suggerire la musica che ritiene opportuna. O perché gli piace … o perché lo hanno sponsorizzato per farlo.
Quindi? Dobbiamo combattere contro le playlist? Ma no, dai: rispondiamo piuttosto ai cannoni con un fiore, porgiamo invece l’altra guancia. Nel senso di: una guancia alternativa …
Proviamo ad usare la playlist per aiutare chi cerca di offrirci una propria visione di paesaggio sonoro, non antagonista ma rispettosa del modello che l’ha ispirata.
Proviamo a suggerirne qualcuna, o anche a compilarla, tra quelle concepite esse stesse come paesaggio sonoro, come sfondo, come filtro di suoni naturali. Oppure che propongono musica che trae profonda ispirazione dai suoni che circondano il compositore e tutti noi.
Nel nostro piccolo, sfruttiamo quando possibile le playlist di youtube per guidarvi all’ascolto di quanto abbiamo trattato in un post. D’altro canto, molte sono già reperibili su Internet, quindi ci limiteremo a segnalarle.
Ecco quindi un iniziale elenco (cercheremo di aggiornarlo … ) delle nostre playlist e di altre che ci sono sembrate degne di nota.
History of Electronic / Electroacoustic Music (1937-2001) – una collezione ormai storica, quasi come il contenuto che propone, compilata in tempi non sospetti da Caio Barros.
Erik Satie: Complete Chronological Works (with Sheets) meritoria e meticolosa collezione dell’opera omnia di Satie, il progenitore della Musique d’ameublement e di tutta la musica ambient a seguire, l’autore di Vexations.
Opere di Barry Truax (compilata e commentata da noi)
Opere di Raymond M.Schafer (compilata e commentata da noi)
Soundscapes of R. Murray Schafer – opere corali di M.Schafer, compilata dal Vancouver Chamber Choir, commentata da noi presentando M.Schafer)
Pianoless Vexations (commentata da noi in Vexations sur Vexations)
radio.aporee.org – uno streaming continuo di suoni registrati in tutti i luoghi del mondo
John Cage’s 4’33. Ten Hour Version … No comment(!) … ma anzi no, vedi 4’33” – silenzio d’oro