Basilea è stata una delle aree geografiche della Svizzera tra quelle maggiormente colpite dall’infezione di Coronavirus. Come in Italia, anche qui si è vissuto per più di due mesi isolati in un tempo sospeso, con la differenza di essere liberi di muoversi, all’interno della nazione, senza l’obbligo di rendere conto alle autorità di un valido e importante motivo per poterlo fare. Ciononostante, strade, luoghi e mezzi pubblici si sono letteralmente svuotati di persone.
A proliferare, una diffusa e continua campagna d’informazione sui corretti comportamenti da tenere per evitare il contagio e cercare di sostenere al meglio il difficile momento.
Tra le raccomandazioni ai genitori pubblicate dall’ospedale pediatrico universitario della città e del cantone (UKBB), al punto 6 compare un suggerimento molto suggestivo: Im Hier und Jetzt bleiben, ovvero restare nel qui e ora, descritto da frasi come: “Cerca di ancorarti al qui e ora […] Fate attenzione a ciò che vedete, sentite o odorate o a ciò che sta accadendo.”
Nel vuoto di presenze all’esterno, nella nuova dimensione acustica che si è venuta a creare, ascoltare, osservare, fare attenzione, diventano azioni forse ancor più spontanee e in qualche momento più orientate alla riflessione, al porsi dubbi e domande, alla meditazione.
Se già prima passavo molti momenti della giornata alla finestra, anche per piccoli rituali quasi quotidiani di registrazione audio o fotografici, in questa nuova situazione non riuscivo a resistere alla tentazione di soffermarmi per più tempo presso di essa. Ad ogni passaggio del tram sotto casa, affacciarmi per contare il numero di passeggeri presenti in vettura; guardare la città e il cielo e soprattutto ascoltare: un frusciare di fronde d’albero più intenso e presente, l’incredibile e utopistica quasi totale assenza di rumore da motori a scoppio la vittoria su di essi da parte degli uccelli che sembrano ora cantare molto più forte e in modi nuovi, complice la primavera.
Ovviamente come tutti non vedo l’ora che questa pandemia scompaia, ma questo “isolamento” vorrei durasse un altro po’… sospesi gli impegni in agenda, sospesi i miei viaggi continui, avere a disposizione tante settimane di seguito per stare a casa a prendermi cura della famiglia e del mio piccolo bimbo, cogliendo l’occasione per mettere in atto importanti passi in avanti nella crescita e nell’autonomia.
“Frühling zuhause” è un lavoro in stereo per registrazioni d’ambiente, improvvisazioni elettroacustiche e piccoli contenuti interventi di DSP, eseguite in casa tra metà marzo e la prima settimana di maggio 2020.
Ogni volta che mi è possibile, da almeno un paio d’anni registro ciò che entra dalle finestre della wintergarten attorno alle 07:00 del mattino. Durante il periodo di lockdown per la pandemia da COVID-19, mi sono trovato purtroppo privo del mio registratore portatile di riferimento e ho dovuto far ricorso a due vecchi registratori di emergenza che tengo in casa. Entrambi, durante le registrazioni, specialmente se alimentati elettricamente, hanno introdotto fruscio e alcuni rumori prima inattesi, soprattutto hum di massa e scariche elettrostatiche. Questo è stato un problema, ma allo stesso tempo anche uno stuzzicante stimolo che mi ha naturalmente portato a realizzare alcune parti in contrappunto al fieldrecording intervenendo con il mio set elettroacustico, strumentazione che preferisco di buon grado ad altre sia per questioni timbriche che performative.